Australia: la green economy contro la siccità.

Un nuovo futuro con le infrastrutture sostenibili.

23 Gennaio 2019

Non c'è abbastanza acqua per controllare o estinguere gli incendi in Australia, uno dei paesi più aridi del mondo. Lo scorso anno è stato il più caldo mai registrato, con una temperatura media annua di 1,52 gradi Celsius sopra la media, secondo il Bureau of Meteorology del Governo. E anche il più secco. La media nazionale delle precipitazioni è stata del 40% inferiore al valore medio, raggiungendo i 277,6 millimetri e lasciando gran parte del paese in siccità, specialmente il Nuovo Galles del Sud e la parte meridionale del Queensland, due stati che sono stati devastati dagli incendi boschivi.

Le premesse di questa situazione erano evidenti: negli anni dal 1996 al 2010 il paese era stato affetto da una siccità endemica (il “Millenium drought”), che aveva spinto le autorità e la popolazione a rivedere le politiche di approvvigionamento e di uso dell’acqua.

Molto è stato fatto da allora, ma i drammatici eventi di queste settimane mostrano che dovrebbe essere messa in atto una politica di investimenti per garantire un futuro sostenibile all’Australia. In un paese povero di risorse idriche naturali, in cui l’80% della popolazione vive in aree urbane lungo le coste, l’uso di tecnologie quali la dissalazione e il riciclo e il trattamento delle acque sono essenziali.

Sydney, la più popolosa città del continente, con oltre 5 milioni di abitanti, è un caso emblematico. Bronwyn Kelly, un ex-manager della public utility Sydney Water, in un’intervista al sito di notizie Daily Mail Australia del dicembre scorso, ha sottolineato come l’aumento della popolazione (si prevede che Sydney avrà oltre 7,5 milioni di abitanti nel 2050) e la scarsità di risorse idriche (l’approvvigionamento idrico della città dipende per l’85% dalle precipitazioni) potrebbero portare in breve la città a una endemica mancanza d’acqua.

Warragamba, il principale bacino di approvvigionamento idrico della città, ha mantenuto nel mese di dicembre una capacità inferiore al 50%, dovuta al progressivo inaridimento del fiume Nepean e acuita dalle richieste d’acqua per lo spegnimento degli incendi. Il bacino, inoltre, necessiterebbe di lavori di rafforzamento, perché eventi metereologici estremi, sempre più probabili a causa del global warming, potrebbero metterne in crisi la stabilità.

L’unica soluzione per garantire un futuro idrico alla città è, secondo Kelly, investire nella dissalazione. L’attuale impianto di dissalazione di Sydney fornisce circa il 15% dell’acqua necessaria, per garantire stabilità alle risorse idriche della città sarebbe necessario duplicarne la capacità produttiva (una decisione che il governo prenderà nell’aprile di quest’anno) e costruire un nuovo impianto.

Se gl’investimenti in un modello più sostenibile per l'approvvigionamento e l'uso dell'acqua non diventano una priorità, l'Australia potrebbe rischiare il collasso, secondo quanto scrive The Atlantic, una rivista americana in un articolo online intitolato "Per quanto tempo l'Australia sarà vivibile?".

Dubbo - una città del Nuovo Galles del Sud con una popolazione di oltre 38.000 persone - ha quasi esaurito l'acqua, la diga che l’approvvigiona ha appena il 3,7% della capacità e il fiume immissario si prosciugherà molto probabilmente entro maggio di quest'anno. In alcune città del Queensland l’acqua è fornita ormai grazie a forme di assistenza, quali il trasporto dell’acqua su gomma, ma a costi proibitivi. La siccità è così grave che in alcune località si segnalano furti d’acqua. La più grande comunità aborigena nell'Australia centrale sta esaurendo l'acqua potabile.

L’Australia si sta rivelando quindi il laboratorio vivente per aiutare i ricercatori a comprendere gli effetti del global warming e le modalità per superarlo. Secondo il Climate Council, un'organizzazione no profit che fornisce informazioni sull’andamento climatico al pubblico australiano, la siccità è diventata un fenomeno comune negli ultimi dieci anni. Una riduzione del 25% delle acque piovane disponibili ha portato a corsi d'acqua, fiumi, laghi e dighe prosciugarsi in tutto il paese. L'Australia occidentale ha registrato una diminuzione del 50% del flusso idrico dagli anni '90. Il fiume Murray, il più lungo del continente, ha raggiunto nuovi minimi in termini di acqua disponibile. WaterNSW, una società di servizi idrici di proprietà del governo che serve la regione del Nuovo Galles del Sud, stima che il fiume Lachlan potrebbe prosciugarsi entro marzo 2020, lasciando le città nelle zone centro-orientali dell'Australia senza alcuna fonte idrica affidabile.

Preservare l’acqua appare dunque fondamentale. Un esempio virtuoso di economia circolare è rappresentato dall’impianto idroelettrico Snowy 2.0, in fase di realizzazione da parte di Salini Impregilo nel sud-ovest dell’Australia, che consentirà di produrre energia pulita, limitando le emissioni di CO2 nell’atmosfera, e di riciclare l’acqua utilizzata per far muovere le sue turbine.