Blockchain: una tecnologia per il futuro dell’acqua.

Nuove applicazioni per il risparmio e il monitoraggio delle risorse idriche.

6 Febbraio 2020

Non solo bitcoin: la blockchain, il sistema decentralizzato che permette di creare e tracciare registrazioni permanenti e sicure di dati di ogni tipo, è sempre più usata per applicazioni di tipo industriale. Secondo la ricerca "Blockchain & Distributed Ledger: unlocking the potential of the Internet of Value”, presentata nel gennaio di quest’anno dall’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2019 si sono sviluppati 488 progetti blockchain nel mondo (che portano a 1.045 quelli degli ultimi 4 anni), relativi a tutti i settori di business (il settore finanziario è quello più rappresentato, con 67 progetti implementativi), con una crescita del 56% rispetto al 2018. Stati Uniti, Corea del Sud e Cina sono i Paesi più attivi, rispettivamente con 53, 31 e 29 casi censiti, in Europa, appena dopo il Regno Unito con i suoi 17 progetti, arriva l’Italia con 16.

La blockchain sta diventando anche una tecnologia rilevante nelle attività di social impact. La Stanford Graduate School of Business ha pubblicato lo scorso settembre un report intitolato “Blockchain for Social Impact” in cui si evidenzia che il 57% delle organizzazioni intervistate usa la blockchain in attività di fornitura di un bene pubblico. Circa il 47% delle organizzazioni intervistate usa la blockchain principalmente per registrazione e verifica dei dati, il 26% per marketplace e il 14% per pagamenti e trasferimenti di denaro.

Anche il settore idrico sta quindi iniziando a sperimentare questa nuova tecnologia. In California l’organizzazione no profit Freshwater Trust, che lavora per proteggere e ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce, sta collaborando con IBM Research e SweetSense Inc., un fornitore di sensori satellitari, per sviluppare una tecnologia pilota in grado di monitorare e tracciare con precisione l'utilizzo delle acque sotterranee in una delle falde acquifere più grandi e più a rischio del Nord America, quella del delta del San Joaquin River. Il delta del fiume copre circa 2900 chilometri quadrati e fornisce acqua alla Baia di San Francisco e alla California costiera e meridionale. I sensori trasmettono i dati di estrazione dell'acqua ai satelliti e quindi alla piattaforma blockchain. L’ assoluta affidabilità dei dati di estrazione e consumo registrati sulla piattaforma blockchain permette di eseguire automaticamente le transazioni di scambio delle risorse idriche, mediante l’utilizzo di “smart contracts”. Tutti gli utilizzatori di acqua e gli enti finanziatori e regolatori sono in grado così di monitorare e tracciare l'uso delle acque sotterranee in tempo reale, per consentire livelli di pompaggio sostenibili mediante uno scambio automatico di quote di utilizzo delle acque sotterranee. Grazie alla blockchain tutti i dati del processo di uso e approvvigionamento delle risorse idriche divengono quindi trasparenti a tutti gli stakeholder in tempo reale, favorendo un uso sostenibile dell’acqua. È interessante osservare come questo progetto abbia ulteriormente sviluppato le tecnologie di un progetto testato in Kenya ed Etiopia da USAID (United States Agency for International Development) e IBM, che attualmente monitora il consumo d’acqua di oltre un milione di persone.

In Canada la Gordon Foundation ha sviluppato, in collaborazione con la Atlantic Water Network, l’Atlantic DataStream, una piattaforma di condivisione di dati che consente agli utenti di accedere, visualizzare e scaricare set di informazioni complete sulla qualità dell'acqua raccolti da gruppi di monitoraggio, programmi governativi, ricercatori e industrie in alcune aree del Canada, quali Terranova, Labrador, New Brunswick, Isola del Principe Edoardo e Nuova Scozia. Grazie alla blockchain la piattaforma ha reso trasparenti, pubblici e sicuri i dati sulla qualità dell’acqua: i cittadini possono verificare perché un dato è stato raccolto, chi lo ha caricato e come questo è cambiato nel tempo. Si tratta di un fatto estremamente importante perché risolve molti dei problemi legati alla credibilità dei dati relativi al monitoraggio delle acque e alle implicazioni per la nostra salute.

In Australia, un paese in cui la siccità è diventata un problema endemico, si sta valutando l’uso della blockchain per rendere trasparenti e veloci gli scambi d’acqua fra privati o fra privati e settore pubblico, soprattutto in campo agricolo. Oggi un contratto di fornitura d’acqua richiede giorni per essere attivato, perché vi sono più di 300 tipologie di prodotti idrici con oltre 15.000 regole. Una startup australiana, Civic Ledger, si propone di far chiudere i contratti con la blockchain in pochi minuti. Un primo pilota del progetto è in corso nell'area di irrigazione Mareeba-Dimbulah nell'estremo nord del Queensland.

In Europa una startup belga, Settlemint, sta studiando come “tokenizzare” (cioè trascrivere i diritti di proprietà e di utilizzo di un bene sulla blockchain) le risorse idriche per tracciarne la fornitura e la distribuzione in maniera più rapida, efficiente e sicura. Quella della “tokenizzazione” è infatti una delle applicazioni più interessanti della blockchain legate alle risorse naturali: si stanno ad esempio sviluppando applicazioni di “tokenizzazione” dei carbon credits per facilitarne il monitoraggio, la verifica dei dati e lo scambio dei crediti. Preservare l’acqua, in futuro, vorrà anche dire avere una rete blockchain che controlla origine e destinazione di ogni goccia.